Secondo voi, perché si sta male e si soffre?
E cosa possiamo fare per stare meglio?
Identificare le idee delle persone circa le cause della sofferenza (propria e altrui) e le aspettative per riuscire a risolverla è uno dei passi fondamentali che ogni buon psicoterapeuta deve compiere affinché la terapia possa “dare risultati”. Si, perché, se due persone collaborano insieme alla realizzazione di un progetto comune, è bene che siano condivisi i fini, i mezzi per raggiungerli e le spiegazioni che si danno sul perché si utilizzano quei mezzi per raggiungere quei fini.
Se così non fosse, paziente e terapeuta parlerebbero due linguaggi diversi e si troverebbero a percorrere strade diverse, senza capirsi e senza trovarsi. In tal caso la terapia naufragherebbe ancora prima di iniziare.
A grandi linee, è lecito affermare che ogni terapeuta ha un modello che spiega l’origine e il mantenimento della sofferenza degli esseri umani e delle procedure terapeutiche per risolvere il problema e ottenere la guarigione. Questo modello si rifà al personale iter formativo del professionista. Ma anche il paziente ha un’idea in proposito appresa durante la propria esistenza.
Da quanto si è detto è opportuno che le idee del paziente siano, se non le stesse, almeno sovrapponibili con quelle del terapeuta. Spesso le idee del paziente si basano su una psicologia del senso comune o teorie naif, più o meno distanti dal modello professionale del terapeuta; sta a quest’ultimo promuovere una ridefinizione e un avvicinamento delle idee del paziente alle proprie per dare senso al lavoro che si sta intraprendendo nel momento che si decide di iniziare una terapia.
Alcuni ricercatori hanno evidenziato l’esistenza di diverse teorie naif, tra queste:
- la teoria dell’artista;
- la teoria dello scienziato;
- la teoria dell’esploratore;
- la teoria dell’incapacità;
- la teoria del malfunzionamento biochimico o del sistema nervoso;
- la teoria delle cause esterne impersonali;
- la teoria relazionale.
Le prime tre sono molto simili alla teoria cognitiva e comportamentale (vedi il post su "Che cosè la Terapia Cognitiva e Comportamentale"), il modello al quale personalmente e professionalmente appartengo (e che adottano generalmente tutti i terapeuti cognitivisti), in cui sostanzialmente si ritiene che lo star male dipenda dal modo in cui ognuno vede se stesso, dal come valuta ciò che gli accade, dalle idee che ha in mente (scopi, desideri, bisogni, credenze, strategie, ecc…), anche se pensa che gliele abbiano messe in testa i genitori e dal proprio modo di comportarsi.
Nei prossimi articoli, oltre ad un approfondimento del modello cognitivista sulle cause della sofferenza e sui modi per porvi rimedio, darò una breve esemplificazione delle teorie naif proposte.
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