lunedì 7 giugno 2010

L'Arcobaleno. un lungo viaggio attraverso il disagio dell'agorafobia e degli attacchi di panico


Una storia appassionante, vissuta e raccontata in prima persona dall’Autore, Pierluigi Bertini, di un disagio agorafobico fortemente invalidante, con attacchi di panico, durato quarant’anni.
Ma è anche, e soprattutto, la storia di una guarigione mai trovata, se non alla fine. Una guarigione che si è rivelata quasi improvvisa e completamente liberatoria dal momento in cui il protagonista ha finalmente deciso di affidarsi alle moderne terapie sia psicologiche che farmacologiche, essendo anche queste necessarie per la gravità del caso.
Ed allora un arcobaleno si è aperto nel cielo a indicare la fine di un diluvio.

"L'Arcobaleno. un lungo viaggio attraverso il disagio dell'agorafobia e degli attacchi di panico.", di Pierluigi Bertini.
In appendice, i contributi divulgativi e rigorosamente scientifici: "Ansia e la psicoterapia" di Fabrizio Tabianil psicologo e psicoterapeuta e "Ansia, quando il farmaco" di Paolo Cottura, medico psichiatra e psicoterapeuta. Edizioni: Mammaeditori, Parma (cliccate sul link del titolo se volete acquistarlo o ordinarlo presso la vostra liberia di fiducia, cod. ISBN 978-88-87303-41-4).

Parte del ricavato di questo libro sarà devoluto a LIDAP Onlus (Lega Italiana contro gli Attacchi di Panico e i Disturbi d'Ansia)

In "Ansia e la psicoterapia" raccolgo l'invito di Pier per descrivere e spiegare il punto di vista del terapeuta sul disagio dell'ansia e del panico, affrontando i seguenti argomenit:

- Che cos'è l'ansia e cosa serve?
- Come funziona l'ansia?
- Perchè ci spaventiamo?
- Il ruolo dei pensieri nell'ansia.
- Non solo cosa si pensa, ma come si pensa.
- Il circolo vizioso del panico.
- Conseguenze: l'agorafobia.
- Il ruolo dei comportamenti di protezione ed evitamento nell'ansia e nel panico.
- Perchè affrontare le proprie paure aiuta a liberarsene?
- La psicologia nell'ansia e nel panico.
- Ansia e panico: affrontarli in pratica.

Dalla quarta di copertina:

"Menu fisso. Ecco come potrebbe essere stigmatizzato il modo di vita di questi miei decenni.
Ma non un menu fisso di salmone-caviale-ostriche-champagne. Se già questo viene a noia figuriamoci la monotonia di un brodino e una patata bollita. Sempre.
Far sempre la stessa strada alla stessa ora.
Far sempre il giro degli stessi negozi, tutti i sabati, accompagnando tua moglie.
Far sempre gli stessi percorsi mentali dal mattino alla sera tutti i giorni, per poter analizzare e indurre ogni situazione sotto controllo.
Evitare. Questo il lavoro più grosso.
Evitare ogni situazione a rischio, ma non solo, ogni atto che ti può portare indirettamente ad una situazione a rischio.
E’ un no continuo che cerchi di giustificare a te e agli altri, che cerchi oltretutto di non dover dire per evitare lo scontro, il conflitto col mondo esterno.
E’ un no che ti si rigira dentro e diventa un no di rabbia, di ribellione.
Un no fossilizzato, duro, ormai insofferente a tutto.
Poi quasi d’improvviso dopo più di quarant’anni ho detto addio alle mie fobie e ai miei attacchi di panico.”