I signori Rossi sono a pranzare in un ristorante.
Il sig. Rossi ha ordinato una bistecca al sangue, ma quando gliela portano, non la trova molto cotta, contrariamente a quanto aveva chiesto. Il sig. Rossi brontola con sua moglie per la carne "bruciacchiata" e osserva che non verrà più, in futuro, in quel ristorante. Non dice niente al cameriere, rispondendo "sì", quando questi gli chiede "se tutto andava bene".
Il pranzo e la serata del sig. Rossi sono rovinati ed egli si sente in colpa per non aver agito in nessuna maniera. La sua autostima e la stima di sua moglie in lui sono entrambe calate in seguito a questa esperienza. In questo caso il sig. Rossi si è comportato passivamente.
Per "comportamento passivo" s'intende, infatti, una persona che si contraddistingue per una serie di comportamenti che la portano a subire gli altri e a provare disagio. Subire gli altri può voler dire sia essere incapaci di dire no, sia essere incapaci di fare una richiesta o di esprimere le proprie idee, desideri e sentimenti come il sig. Rossi nell’esempio.
Un amico ci fa una richiesta, vorremmo rifiutare, ma diciamo ugualmente di "si"; ci fanno un complimento, proviamo disagio e non siamo in grado di rispondere; un conoscente esprime un’opinione che noi non condividiamo, vorremmo dire il nostro punto di vista, ma rinunciamo, sono tutti esempi di atteggiamenti e comportamenti passivi.
Ogni persona emette comportamenti passivi, aggressivi e assertivi a seconda delle situazioni: sul lavoro non diciamo quello che pensiamo al capoufficio che ci critica inferiorizzandoci, mentre in famiglia non ci pensiamo due volte a rimproverare aspramente un nostro caro. Ognuno di noi, però, ha la tendenza a manifestare comportamenti di un tipo, piuttosto che di un altro; si avranno, perciò, persone essenzialmente passive, altre aggressive, altre ancora, assertive.
La “persona passiva” riesce ad evitare o a far cessare un conflitto che può produrre ansia e può essere lodata dagli altri per il fatto di essere una persona che non crea mai problemi, ma tende ad inibire le proprie emozioni (dalla rabbia, all’affetto, alla scontentezza, alla gioia, all’amore, ecc.) a causa di momenti di imbarazzo, tensione, ansia o di sentimenti di colpa. Il risultato è che una persona che si comporta in maniera passiva difficilmente riesce a soddisfare un suo bisogno o un suo desiderio, ad instaurare rapporti con gli altri, a dire la sua opinione o ad accettare un complimento senza sminuirlo.
Spesso si sente “oppressa” e intimorita dagli altri e si scusa anche quando non è il caso, ha paura di sbagliare, ritiene che gli altri siano migliori di lei, ha bisogno dell'approvazione altrui, ha paura dal giudizio e teme le critiche. Inoltre, prova disagio alla presenza di persone che non conosce bene, ha difficoltà nel prendere decisioni e dopo aver aggredito una persona, si sente in colpa.
La frustrazione provata nelle relazioni può portare l’individuo passivo a sentirsi impotente e a sviluppare un'immagine di sé negativa. Ciò lo spingerà ad isolarsi sempre di più, a mantenere una bassa autostima e di conseguenza a continuare ad emettere comportamenti passivi. Non bisogna certo riconoscersi in tutte le caratteristiche citate per definirsi una persona passiva. Una volta individuati, però, questi comportamenti e le convinzioni rigide su di sé e sugli altri che contribuiscono a mantenerli nel tempo è possibile modificare se stessi ed eliminare il disagio provato. Nel prossimo articolo approfondiremo lo stile aggressivo.
sabato 7 febbraio 2009
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