martedì 11 agosto 2009

Le critiche distruttive: la colpevolizzazione.

Nell’articolo precedente abbiamo distinto le critiche costruttive da quelle manipolative (o distruttive). Ora approfondiremo l’utilizzo di queste ultime, ricordando che le critiche manipolative si possono suddividere in quattro categorie: la colpevolizzazione, l’inferiorizzazione, l’imprevedibilità e la benevolenza.

Colpevolizzando l’altro si cerca di ottenere ciò che si vuole sperando che l’interlocutore ceda sotto la pressione del senso di colpa e accetti le nostre richieste e le nostre opinioni.
Il comportamento colpevolizzante viene usato principalmente per ridurre il proprio disagio e per ottenere dagli altri ciò che vogliamo.
Ecco alcuni esempi di frasi colpevolizzanti:

- “mi fai stare male”;
- “non mi capisci”;
- “io che ho fatto tutto questo per te”;
- “se non mi chiami, sto male”;
- “non mi ami come ti amo io”;
- “i veri amici si comportano in un altro modo”;
- “possibile che tu non riesca a fare nulla di buono?, quel tuo amico, lui si, che prende sempre ottimi voti”, ecc…

Non sempre, però, chi colpevolizza prova disagio. Ad esempio, la persona aggressiva può non sentirsi a disagio nel manipolare gli altri, perché è abituata a ricorre alla colpevolizzazione come mezzo di comunicazione. La persona tendenzialmente passiva, invece, quando colpevolizza, si sente in colpa.

Come riconoscere un comportamento passivo quando qualcuno riceve una colpevolizzazione?
Ci sono tre possibili risposte.

- Uno: il passivo sente disagio e per ridurlo subisce. L’incremento del senso di frustrazione e l’impotenza provate alla sottomissione diminuisce e conferma la sua già bassa autostima.
- Due: prova disagio e aggredisce contrattaccando. Il rapporto o la comunicazione con l’altro probabilmente si incrinerà o finirà.
- Tre: prova disagio, ma riesce a gestire la situazione. Purtroppo il senso di colpa che inevitabilmente prova, in futuro, renderà più probabile la messa in atto degli abituali comportamenti passivi: reagire ad una manipolazione subendo e “tenendo tutto dentro”.

Come potrebbe reagire, invece, un aggressivo quando viene colpevolizzato?
Difficilmente subirà la manipolazione, ma contrattaccherà con un’altra critica manipolativa. O per di ridurre il disagio provocato dalla colpevolizzatone dell’altro oppure perché, anche senza provare sensi di colpa, la persona aggressiva aggredisce in quanto questo è il suo stile di comportamento più comune.

E’ importante, infatti, comprendere che non tutte le persone che usano critiche manipolative lo fanno con l’intenzione di ferire o creare disagio agli altri. Spesso, anzi, è una mancanza di abilità sia a elargire critiche costruttive, sia a chiedere ed a esprimere ciò che si desidera e si pensa. E’ possibile e opportuno, quindi, imparare nuove modi di relazionarci agli altri.
Altre volte, le persone possiedono queste abilità sociali, ma è l’ansia che deriva nel metterle in atto in varie situazioni che impedisce loro di comportarsi in maniera adeguata, senza provare disagio. Infine la persona assertiva, in possesso cioè di adeguate abilità sociali, è in grado di rimanere ferma nelle sue posizioni e di eludere le critiche manipolative senza sentirsi in colpa e senza aggredire l’altro.

Nei prossimi articoli affronteremo l’uso dell’inferiorizzazione e del comportamento imprevedibile e successivamente vedremo quali sono le abilità sociali più efficaci per gestire le critiche manipolative senza provare disagio.

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