Le persone che soffrono di anoressia e bulimia sono generalmente ansiose, intensamente timorose di sbagliare. Questa tendenza ad evitare gli errori è sorretta da un'intensa paura perchè per loro, commettere uno sbaglio, significa essere un fallimento totale come persona.
Inoltre, queste ragazze e questi ragazzi non hanno paura di un evento particolare, ma temono di non essere in grado di controllare il proprio comportamento, le proprie emozioni, di non emettere comportamenti adeguati e di lasciar intravedere agli altri con troppa evidenza ciò che spesso pensano di se stessi: idee personali di inferiorità e inadeguatezza ed emozioni di ansia e vergogna. Infatti, ogni volta che queste persone si trovano in una relazione in cui si può essere giudicati o si rischia di provare una forte delusione, ogni emozione dell’area del giudizio (vergogna, colpa), blocca il pensiero.
Inoltre, queste ragazze e questi ragazzi non hanno paura di un evento particolare, ma temono di non essere in grado di controllare il proprio comportamento, le proprie emozioni, di non emettere comportamenti adeguati e di lasciar intravedere agli altri con troppa evidenza ciò che spesso pensano di se stessi: idee personali di inferiorità e inadeguatezza ed emozioni di ansia e vergogna. Infatti, ogni volta che queste persone si trovano in una relazione in cui si può essere giudicati o si rischia di provare una forte delusione, ogni emozione dell’area del giudizio (vergogna, colpa), blocca il pensiero.
Le emozioni, perciò, non vengono pensate e non viene loro attribuito un senso (permettendo di evolversi in sentimenti), ma provate nella loro totalità e concretezza, intense e continue e quasi sempre vengono attribuite al corpo (ad es. “sono triste”, può diventare “sono brutta e grassa”).
Avendo difficoltà a dare un nome a ciò che si prova, le aspettative che si possono intuire negli altri diventano il mezzo per fare chiarezza su quello che si sta provando. Il senso di sé, viene quindi definito su un criterio esterno: le aspettative altrui. Il giudizio altrui diventa la valutazione di sé e della propria identità.
Avendo difficoltà a dare un nome a ciò che si prova, le aspettative che si possono intuire negli altri diventano il mezzo per fare chiarezza su quello che si sta provando. Il senso di sé, viene quindi definito su un criterio esterno: le aspettative altrui. Il giudizio altrui diventa la valutazione di sé e della propria identità.
Puntando tutto sull’esterno e non avendo una sufficiente abilità autoriflessiva, le aspettative che si percepiscono sono le più semplici e concrete: essere certi che gli altri ci vedano sempre in modo esclusivamente positivo.
Queste persone hanno imparato che un'intollerabile abbassamento dell'autostima può avvenire in ogni circostanza, per ogni errore commesso e ad ogni difficoltà nell'adeguarsi a standard elevati, ma paradossalmente il proprio senso di fallimento è conseguenza del proprio irrinunciabile progetto di non sbagliare mai (un vero e proprio perfezionismo patologico).
Queste persone hanno imparato che un'intollerabile abbassamento dell'autostima può avvenire in ogni circostanza, per ogni errore commesso e ad ogni difficoltà nell'adeguarsi a standard elevati, ma paradossalmente il proprio senso di fallimento è conseguenza del proprio irrinunciabile progetto di non sbagliare mai (un vero e proprio perfezionismo patologico).
Il controllo assoluto diviene quindi un'intenzionale ricerca di soluzione all'incertezza e all'ansia di sbagliare.
Il bisogno degli altri per dimostrare che si è una persona di valore, entra in conflitto con l’intollerabilità che siano gli altri a decidere su dove si deve valere.
Può accadere, quindi, che all'aumento del senso di inadeguatezza personale si sommi l’esperienza di sentirsi in trappola, dominati e controllati dalle altre persone, in una vincolante relazione di dipendenza, in una dinamica tra compiacenza e ribellione, tra l’essere troppo vicini agli altri o troppo lontani.
La soluzione può perciò viene trovata nel riconoscimento del proprio valore da parte degli altri, ma solo su aspetti che la persona stessa decide.
E poiché sono pochi gli aspetti della propria vita su cui è possibile avere un controllo assoluto (anche se piacerebbe occuparsi personalmente di ogni aspetto della propria vita), l’attenzione viene rivolta verso se stessi in generale e verso il peso e l’alimentazione in particolare (e solo dopo aver raggiunto il peso ideale si avrà la certezza di poter farcela in tutto il resto).
2 commenti:
e anche quando si ragiunge il peso ideale, ci si rende conto che comunque non è mai abbastanza...
Eh, già!
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