martedì 11 novembre 2008

Perchè ci si ammala di Anoressia e Bulimia? (2 di 2)

Il Disturbo del Comportamento Alimentare (vera e propria patologia di origine psichica che coivolge il corpo in modi drammatici e a volte tragici) diviene un'autocura, un'autoterapia che la persona adotta come soluzione della valutazione negativa di sé, del bisogno di sentirsi accettati, efficaci e di esprimersi nel mondo.

E' come se le persone che soffrono di questo disturbo lasciassero entrare in casa propria la malattia con i suoi sintomi dandole le chiavi, perchè questa promette loro di raggiungere i propri obiettivi, convincendole che grazie ad essa potranno finalmente piacersi, sentirsi efficaci e forti, potranno esprimersi come persone indipendenti e autonome, potranno acquisire quel valore personale tanto agognato, quanto non percepito.

Tutto ciò controllando (solo) il proprio corpo e il proprio peso...

Questa soluzione, che all'inizio della sua messa in pratica, offre qualche risultato che farebbe ben sperare per il futuro, dimostra tutta la sua inefficacia col tempo, quando l'accadere di eventi e situzioni della vita rendono lo scopo del controllo assoluto difficile da realizzare.

Coloro che adottano questa soluzione (falsa), più percepisco di non riuscire a tenere tutto sotto controllo (e prima o poi succede a tutti), più la paura di non farcela aumenta, così come si intensifica il timore di rinunciare alla malattia/soluzione, l'unico metodo che fino ad allora hanno sperimentato in grado di poterle fare stare bene (la similitudine con la dipendenza dalle droghe è molto forte).
In questo contesto, le relazioni con gli altri sono sempre più minacciose, perchè queste persone potrebbero fallire nel loro progetto esistenziale di controllo e rivelare al mondo e a se stesse il proprio fallimento, la propria incapacità e inadeguatezza (come evidenziato nella prima parte dell'articolo).

Ecco che allora rinforzano il controllo al fine di mantenere alta l'autostima restringendo la propria attenzione e i propri sforzi per raggiungere e/o mantenere un certo peso, certe forme corporee e un certo controllo alimentare, perpetuando circoli viziosi di mantenimento dei sintomi. La loro mente non ha spazio per altri pensieri è invasa dalla malattia, la quale, paradossalmente invitata ad entrare, ora comanda e detta leggee non ha nessuna intenzione di sloggiare.

La persona ha creduto (e in molti casi ancora crede) che tramite la "soluzione anoressica" poteva ottenere un controllo sulla propria vita; beffardamente è la malattia che "controlla" la persona.

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