giovedì 19 giugno 2008

Cos'è il Disturbo Ossessivo Compulsivo















Il
Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è caratterizzato da ossessioni o compulsioni ricorrenti, sufficientemente gravi da far impiegare tempo o da causare disagio marcato o menomazione significativa.

Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini persistenti, vissute come intrusive e inappropriate, e causano ansia o disagio marcati; possono essere riconosciute dal soggetto stesso come eccessive e irragionevoli. L'individuo con ossessioni di solito cerca di ignorare o sopprimere tali pensieri o impulsi, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè, una compulsione). Comunque, l’individuo è capace di riconoscere che le ossessioni sono il prodotto della sua mente e non vengono imposte dall’esterno (come nell’inserzione del pensiero).

Le ossessioni più frequenti sono pensieri ripetitivi di contaminazione (per es., essere contaminati quando si stringe la mano a qualcuno), dubbi ripetitivi (per es., chiedersi se si è lasciata la porta aperta o se ci si è comportati in modo tale da causare delle lesioni a qualcuno guidando), la necessità di avere le cose in un certo ordine (per es., disagio intenso quando gli oggetti sono in disordine o asimmetrici), impulsi aggressivi o terrifici (per es., aggredire un figlio o gridare oscenità in chiesa) e fantasie sessuali (per es., ricorrenti immagini pornografiche). I pensieri, impulsi o immagini non sono semplicemente preoccupazioni eccessive riguardanti problemi reali della vita (per es., preoccupazioni per difficoltà attuali nella vita, tipo problemi finanziari, lavorativi o scolastici) ed è improbabile che siano correlati a reali problemi della vita.

L’individuo con ossessioni di solito cerca di ignorare o sopprimere tali pensieri o impulsi o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni (cioè, una compulsione). Ad esempio, un individuo afflitto dal dubbio di non aver spento una stufa cerca di neutralizzarlo controllando ripetutamente per assicurarsi di averla chiusa.

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (per es. lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es., pregare, contare, ripetere mentalmente delle parole) il cui obiettivo è quello di prevenire o ridurre l'ansia o il disagio che accompagna un'ossessione o per prevenire qualche evento o situazione temuti e non quello di fornire piacere o gratificazione. Nella maggior parte dei casi, la persona si sente spinta a mettere in atto la compulsione per ridurre il disagio che accompagna un’ossessione o per prevenire qualche evento o situazione temuti.
Ad esempio, gli individui con ossessioni di contaminazione possono ridurre il proprio disagio mentale lavandosi le mani finché la pelle non diventa ruvida; gli individui afflitti dall’ossessione di avere lasciato una porta aperta possono essere spinti a controllare la porta a intervalli di pochi minuti; gli individui afflitti da pensieri blasfemi involontari possono trovare sollievo contando 10 volte indietro e 100 volte in avanti per ogni pensiero. In alcuni casi gli individui mettono in atto azioni rigide o stereotipate secondo regole elaborate in modo idiosincrasico senza riuscire a spiegare perché lo stanno facendo. Per definizione le compulsioni sono chiaramente eccessive e non connesse in un modo realistico con ciò che sono designate a neutralizzare o prevenire. Le compulsioni più comuni comprendono lavarsi e pulire, contare, controllare, richiedere o pretendere rassicurazioni, ripetere azioni e mettere in ordine.

Per definizione gli adulti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo hanno in qualche momento riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli. Questi requisiti non si applicano ai bambini, poiché può mancare una consapevolezza cognitiva sufficiente per formulare questo giudizio. Comunque, anche negli adulti vi è un’ampia variabilità di insight sulla ragionevolezza delle proprie ossessioni o compulsioni. Alcuni individui sono incerti della ragionevolezza delle loro ossessioni o compulsioni, e l’insight di ogni individuo può variare in diversi periodi o situazioni. Ad esempio, la persona può riconoscere che una compulsione di contaminazione sia irragionevole quando se ne discute in una situazione “sicura” (per es., nello studio del terapeuta), ma non quando costretto a maneggiare dei soldi. In tali momenti, quando l’individuo riconosce che le ossessioni e le compulsioni sono irragionevoli, può desiderare o tentare di resistervi. Quando tenta di resistere a una compulsione, l’individuo può avere la sensazione di aumento dell’ansia o della tensione, che possono essere alleviate cedendo alla compulsione. Nel corso del disturbo, dopo insuccessi ripetuti nel cercare di resistere a ossessioni o compulsioni, l’individuo può cedere, non provare più il desiderio di resistervi e incorporare le compulsioni nelle proprie abitudini quotidiane.

4 commenti:

Ale ha detto...

Riprendo una frase dell'articolo: Per definizione gli adulti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo hanno in qualche momento riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli.

Questo comportamento può portare alla sensazione di essere sulla via della soluzione del problema e quindi di non avere bisogno di aiuto, di avere superato la situazione critica?

Credo che il disturbo possa rimanere "sopito" o gestibile per anni e poi diventare ingestibile durante periodi particolari ...

Come si può evitare che questi momenti di "riconoscimento" degli eccessi e dei comportamenti irragionevoli allontanino la persona dalla terapia, senza minare ulteriormente l'autostima delle persone che soffrono di ansia o di DOC?

F. - ha detto...

Buon giorno Ale,
data l'urgenza della situazione che sta passando indirettamente, passo subito al asodo chiarendo che questo "riconoscimento" è una caratteristica del disturbo, nel senso che c'è nella persona un certo grado di giudizio critico nei confornti delle proprie ossessioni e compulsioni, questo distingue un disturbo d'ansia quale il DOC da altre psicopatologie. Nonostante ciò, in momenti in cui l'ansia associata alle ossessioni è molto forte, la persona che soffre di DOC, spinta dalla sensazione che ci sia comunque qual cosa che non va, spesso non riesce a mettere in discussione le prooprie ossessioni e agisce la compulsione per trovare un sollievo all'ansia. purtroppo questo comportamento non risolve il problema ma lo rimanda alla successiva ossessione che si presenta alla mente.
Questo riconoscimento non porta necessariamente alla sensazione di essere sulla via della guarigione e sarebbe unb errore interrompere la terpaia "solo" per questo riconoscimento, che può esserci ancora prima di intraprenderla. il DOC non si supera con la buona volontà, ma con l'apprendimento di specifiche abilità e atrtaverso una modificazione delle credenze personali che alimentano il disturbo. sostanzialmente queste ultime sono responsabili della valutazione del pensiero ossessivo e della messa in atto delle compulsioni.è perchè il pensiero ossessivo viene valutato in un certo modo (ad es. credere che se ho un pensiero su un possibile evento negativo, allora aumenta la probabilità che l'evento negativo accada e credere che debba assolutamente fare qualcosa per impedirlo)che il DOC si mantiene nel tempo. il primo passoa per uscirne è capire come funziona questo disturbo e comprendere che i pesnieri che ora sono ossessivi, inrelatà sono comuni nella maggior parte delle persone, non è il caso di vergognarsi. il problema è che spesso non si crede che sia così e non si vuole averli perchè gli si dà un significato non corretto.

Anonimo ha detto...

il mio ragazzo soffre di DOC da oramai 6 anni. Quindi da come ho letto non basta o non è compito della nostra buona volontà far sparire il DOC. Bisogna capire quindi, come funziona il DOC e arrivare così alla conclusione, cioè alla soluzione. Grazie

F. - ha detto...

Ha perfettamente ragione. Non basta la buona volontà per superare un disturbo psicologico, ci vuole un trattamento (farmacolocigo e/o psicoterapeutico) specifico per "guarire dalla malattia".
E' parte dell'approccio cognitivo-comportamentale la psicoeducazione del paziente al distrubo. Ossia fornire informazione basate sull’evidenza, e su trattamenti recenti, avanzati o sperimentali che si basano su criteri scientifici di ricerca di prove che ne attestino l'efficacia terapeutica.
La psicoeducazione si rivolge innanzitutto a chi soffre o può soffrire di un problema, ai suoi familiari, amici e conviventi, e, naturalmente, agli operatori. È un’attività socio-sanitaria che consiste nell’esporre in modo chiaro, semplice le informazioni e le istruzioni per prevenire ed affrontare appropriatamente disturbi mentali e disagi di natura psicologica ed interpersonale.
Per questo motivo trasformerò in articoli del blog alcune miei risposte psicoeducative fornite ai commentatori inerenti il disturbo ossessivo-compulsivo. Spero possano essere più visibili e utili.