Abbiamo avuto un evento spiacevole e continuiamo a pensarci provando un profondo disagio. Stiamo guidando la macchina e l’auto di fronte a noi procede lentamente, incominciamo ad avvertire rabbia, tensione e ci agitiamo sempre di più. Una persona sta facendo un’affermazione che noi non condividiamo e ci adiriamo immediatamente.
Questi sono soltanto alcuni esempi di situazioni che possono creare una risposta emozionale intensa e provocare un comportamento esagerato, sproporzionato, evidenziando una carenza di autocontrollo. Se questo stato di tensione si mantiene per lungo tempo il nostro organismo subirà effetti debilitanti che potrebbero causare, a lungo andare, dei disturbi somatici, tra i quali: mal di testa costante, disfunzioni cardiocircolatorie, colite ed ulcere.
Uno stato ansioso è una reazione fisiologica in risposta alla percezione di un pericolo a cui si reagisce con un comportamento di attacco o di fuga. Ma l’ansia non è sempre un’emozione negativa. Ad esempio, l’atleta prima di una gara può essere sotto lieve stress. Questo stato di tensione fisiologico, aumentando la circolazione, la respirazione e il battito cardiaco può migliorare la prestazione sportiva. Al termine della gara il battito cardiaco e la tensione dovrebbero ritornare ad un livello normale. Quando però questo stato di alterazione è mantenuto nel tempo, la persona è sotto stress cronico.
I metodi di rilassamento consistono in procedimenti terapeutici aventi la finalità di ottenere nell’individuo una diminuzione della tensione muscolare e psichica attraverso specifici esercizi. Tra le varie metodologie esistenti, il rilassamento muscolare progressivo deriva dagli studi sulla fisiologia del sistema neuromuscolare compiuti da Edmound Jacobson e si basa sull’alternanza di contrazioni e decontrazioni della muscolatura volontaria eseguita in progressione, ossia per tappe, delle varie zone corporee (ad es. dei piedi, delle gambe, poi delle braccia e così via).
Lo scopo della tecnica è quello di diminuire l’eccitabilità della corteccia cerebrale per mezzo del controllo volontario del tono muscolare. Se una parte del corpo è rilassata non trasmette stimoli al cervello, di conseguenza, la zona corporea rilassata non riceve impulsi di ritorno dal sistema nervoso centrale. Attraverso la pratica continua degli esercizi di contrazione e decontrazione, al rilassamento muscolare si associa la quiete mentale resa possibile dall’avvenuta inibizione delle aree corticali corrispondenti ai muscoli rilassati.
Il rilassamento può essere generale, quando coinvolge tutto il corpo o un rilassamento parziale, quando esso interessa un gruppo muscolare. In questo modo è possibile realizzare contemporaneamente una tensione minima nei muscoli impegnati nell’esercizio ed un rilassamento negli altri, imparando a controllare gli eccessi di tensione nell’attività quotidiana.
Questa tecnica si è consolidata nel tempo acquisendo consensi sempre più vasti, per il suo largo impiego nelle psicoterapie cognitivo-comportamentali per il trattamento dell’ansia, del panico e delle fobie ed in tutte quelle aree in cui si richiede un autocontrollo; per l’economicità e la facile applicazione in tutte le situazioni della vita quotidiana; per la sua applicazione nell’ambito dei disturbi psicosomatici quali l’ulcera, la colite, le disfunzioni cardio-circolatorie, le sindromi asmatiche e le disfunzioni ormonali.
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