giovedì 22 maggio 2008

Cosa impedisce di essere felici: le trappole emotive

  • Continuate ad innamorarvi di persone che vi rifiutano?
  • Rimanete coinvolti in relazioni con persone fredde nei vostri confronti?
  • Pensate che ci sia qualcosa di sbagliato in voi?
  • Vi sentite ansiosi e vulnerabili?
  • Provate troppo spesso un senso di inadeguatezza e di inferiorità?
  • Siete diffidenti nei confronti degli altri?
  • Anteponete i bisogni degli altri ai vostri al punto tale che le vostre esigenze non vengono mai soddisfatte?
  • Pensate che nessuno vi capisca?
  • Non vi sentite mai appagati o non realizzati o immeritevoli nonostante l’approvazione e il consenso degli altri?
  • Pensate di non valere nulla?
Forse siete imprigionati in una “trappola emotiva”… siete finiti all’interno di un circolo vizioso che vi impedisce di essere felici.Vivere in una trappola” è come se qualcosa di vitale sfuggisse, come avere la sensazione di non essere pienamente padroni della propria vita, bloccati all’interno di ripetitivi modi di pensare, di sentire, di comportarsi e di relazionarsi con se stessi e gli altri, tali da compromettere importanti aree de funzionamento affettivo, lavorativo e sociale.
Modalità che si sono formate nel tempo in momenti cruciali dello sviluppo di una persona, presumibilmente nella prima infanzia o talora nell’adolescenza dall’incontro tra il proprio temperamento genetico e le proprie esperienze interpersonali, prime fra tutte quelle con i propri genitori.

Può accadere infatti che molte persone, nel corso della loro vita potrebbero avere avuto esperienze di troppa o scarsa protezione, potrebbero essere state abusate emozionalmente e/o fisicamente, potrebbero essere state denigrate, abbandonate, deprivate, potrebbero aver percepito e vissuto un’intensa distanza tra loro e le persone che le hanno accudite, in modo tale che la soddisfazione dei propri principali ed universali bisogni riguardanti la sicurezza di base, i rapporti interpersonali, l’autonomia, l’autostima, l’espressione di sé e la presenza di limiti realistici non è stata sufficiente o è mancata del tutto.

Queste esperienze emotivamente negative possono lasciare un’impronta molto profonda nelle persone, tale da creare l’aspettativa che ciò che di negativo è accaduto nel passato è ciò che accade sicuramente nel presente ed è quello che ci si deve attendere nel futuro, in un’estenuante ripetizione di schemi sempre uguali, dolorosi e insoddisfacenti.

Ecco allora che ci si può “arrendere alle trappole” e perdere la speranza di cambiare i propri modi di pensare, sentire, agire e relazionarsi, rimanendo nella trappola.

Oppure si può cercare di evitare ogni situazione che possa far scattare la trappola, ossia ogni situazione che possa farci sentire in trappola.

Oppure si può tentare di vivere “all’opposto della trappola”, come se andasse tutto bene, ma consapevolmente spaventati di poterci cadere da un momento all’altro.

Tutto questo senza avere l’idea che, per fortuna, c’è un modo di vivere “al di fuori” delle trappole. Numerosi possono essere gli esempi concreti di questi “modi di vivere infelici”, mi riserbo di approfondirli in articoli successivi, dopo aver descritto la natura e l’origine delle varie trappole emotive.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Voglio lasciare un commento qui, anche se non è inerente al contenuto del post.
Ieri ho partecipato all'aggiornamento professionale a Torino,è stato tutto molto interessante e l'atmosfera informale mi ha fatta sentire piacevolmente a mio agio.
Complimenti per la tua semplicità e bravura nello spiegare anche concetti prettamente tecnici.
Giada.

F. - ha detto...

Grazie Giada del supporto.
Sto pensando alla realizzazione di un corso di aggiornamento inerente il biofeedback e il neurofeedback che possa durare almeno una giornata, così da poter dedicare più tempo alle esercitazioni pratiche. Fammi sapere cosa ne pensi.
Nel frattempo posto nel blog un articolo d'introduzione al biofeedback. Tra l'altro, sei tu la dott.ssa che ha partecipato al workshop con i Thompson?