Vi è mai capitato di avere un déjà vu?
Si stima che il 60% delle persone abbia avuto almeno una volta nella vita una esperienza di déjà vu, nella maggioranza dei casi sotto stress emotivo. Questo affascinante e misterioso fenomeno che dura solitamente una manciata di secondi è un’esperienza tanto comune, quanto misteriosa.
Al giorno d’oggi non esiste una risposta scientifica definitiva che ne spieghi il funzionamento, solo ipotesi, più o meno attendibili e più o meno supportate dalle ricerche. Di sicuro, chi ha provato un déjà vu, se non sa spiegarsi il perché, sa darne una descrizione come la sensazione soggettiva che una situazione sia stata già percepita precedentemente, associata alla consapevolezza che non può essere accaduto. Un forte senso di familiarità è accompagnato da una sensazione di stranezza.
Al giorno d’oggi non esiste una risposta scientifica definitiva che ne spieghi il funzionamento, solo ipotesi, più o meno attendibili e più o meno supportate dalle ricerche. Di sicuro, chi ha provato un déjà vu, se non sa spiegarsi il perché, sa darne una descrizione come la sensazione soggettiva che una situazione sia stata già percepita precedentemente, associata alla consapevolezza che non può essere accaduto. Un forte senso di familiarità è accompagnato da una sensazione di stranezza.
Tra le teorie attuali più accreditate per spiegare il déjà vu, quelle che incontrano il maggiore favore degli studiosi, si rifanno ai progressi nel campo delle neuroscienze degli ultimi venti anni (A. S. Brown, "The Dèjà Vù Experience: Essays in Cognitive Psychology", Psychology Press) .
Secondo una prospettiva neurologica il déjà vu sarebbe il risultato di una temporanea interruzione del sistema nervoso, simile a quelle causate dall’epilessia. Potrebbe, inoltre, essere causato da un breve e inappropriato attivarsi della corteccia paraippocampale. Questa zona del cervello è deputata al riconoscimento della familiarità. Semplicemente, mentre si sta osservando una situazione nel presente si attiverebbe erroneamente la corteccia paraippocampale che attribuirebbe alla percezione della situazione quelle caratteristiche di familiarità che generalmente si associano ad un ricordo consapevole.
A livello neurologico, il recupero dei ricordi e la capacità di provare familiarità per essi, sono due funzioni “regolate” da porzioni diverse del cervello.
Una ulteriore spiegazione del déjà vu potrebbe quindi coinvolgere i processi della memoria. Il déjà vu si manifesterebbe, perciò, in quei rari momenti in cui l’area cerebrale per la familiarità è attivata e quella del recupero dei ricordi è “spenta”.
Una teoria che si basa sull’attenzione, invece, mostrerebbe come il déjà vu sia causato da una “doppia percezione”. La scena percepita verrebbe “colta” prima che l’attenzione consapevole della persona venga focalizzata sull’evento, come se venisse “letta” in maniera subliminale. Successivamente il sistema nervoso subirebbe una piccola interruzione e immediatamente dopo la scena verrebbe “riletta con attenzione” in modo consapevole. Ecco, allora, la sensazione di aver già visto o aver già vissuto quell’evento, anche senza essersene accorti.
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