giovedì 7 gennaio 2010

Il dialogo interno (Pillole di auto-aiuto 4)

Come descritto negli articoli precedenti inerenti il dialogo interno, che cosa si sta pensando, determina le nostre reazioni emotive e comportamentali in una certa situazione.

Non è facile, però, rendersi conto di quali pensieri ci passano per la testa quando agiamo o proviamo forti emozione negative, come ansia, rabbia, tristezza, perché col tempo diventano quasi automatici.

Inoltre, la maggior parte delle volte questi pensieri sono disfunzionali, perché sono poco realistici e controproducenti, non ci aiutano cioè a raggiungere i nostri scopi.

Un pensiero disfunzionale è quindi:
  • automatico, ossia compare alla mente inconsapevolmente e velocemente se non si presta molta attenzione;
  • distorto, in quanto non è corrispondente ai fatti, non si basa su delle prove certe, su ciò che è accaduto realmente e quindi è inaccurato;

  • controproducente, perché provoca malessere e ostacola il raggiungimento degli obiettivi;

  • involontario, non può infatti essere scelto ed è difficile da allontanare dalla mente. Se individuiamo e modifichiamo questi pensieri “negativi”, possiamo diminuire e cambiare le nostre reazioni emotive più intense e sgradevoli.
Pensare in modo più funzionale, però, non vuol dire rifiutare tutti i pensieri negativi, non vuol dire pensare “positivo”, ma significa vedere se stessi e ciò che ci sta intorno in modo realistico in maniera da aumentare le possibilità di affrontare le situazioni con successo.

E’ fondamentale distinguere tra pensiero disfunzionale, illusorio o positivo e funzionale. Ecco un esempio:
  • p. disfunzionale: “E se non riuscissi a farcela? Sarebbe terribile, un disastro! Non riuscirei a sopportarlo!”, oppure “Non ho passato l’esame, ciò prova che sono un fallito e un buono a nulla, non avrò nulla di buono dalla vita.”
  • p. illusorio: “Ci riuscirò senz’altro. Andrà tutto bene.”, oppure “Non me ne importa niente. Quell’esame non sarebbe servito a niente in ogni caso…”
  • p. funzionale: “Ce la poso fare. Non è necessario essere perfetti, cercherò di impegnarmi e fare del mio meglio. Se le cose non andranno come vorrei, sarò deluso, ma non per questo disperato.”, oppure “Mi dispiace non essere passato all’esame, ma posso ritentare e fare meglio.”
Come è possibile osservare, diverse espressioni distinguono le tre forme di pensiero.
Ogni volta che ci diciamo “Devo…”, “Bisogna assolutamente…”, “E’ terribile…”, “E’ Insopportabile…”, formuliamo un pensiero disfunzionale che innesca una emozione negativa spesso esagerata e di conseguenza un malessere di cui possiamo fare a meno.

Prestiamo attenzione alle espressioni che usiamo in ciò che ci diciamo nel proprio dialogo interno, aiutiamoci con domande quali, “Che cosa peso di me?”, “Che cosa penso degli altri?”, “Che cosa penso della situazione?”, “Che cosa temo che succeda?”, “Sto usando le espressioni, ‘Devo…’, “E’ terribile…”, ecc…?”

Nel prossimo articolo vedremo come l’uso di particolari modi di valutare la realtà e di ragionare, detti “distorsioni cognitive”, contribuiscono a creare pensieri disfunzionali e quindi ad alimentare stati d’animo negativi.

6 commenti:

Kant ha detto...

Doc. Mi sono imbattuto per caso nel suo blog, interessante e conciso.
Le indicazioni sul dialogo interno sono applicabili in qualche misura anche a reazioni emotive tipo: sangue dal naso=sto morendo (ipocondria?)? E' un pensiero disfunzionale giusto?
Spero in una sua risposta, ma se non potesse/volesse farlo continuerò a seguirla ugualmente.
Buona Giornata.

F. - ha detto...

Ciao Kant.
Grazie dei complimenti e sì, è un pensiero disfunzionale, perchè "infettato" da un virus mentale, per la precisione "L'inferenza arbitraria", detta anche "l'interpretazione sfrettolosa", come l'ha ribattezzata una 14enne simpaticamente qualche giorno fa.
In questo caso, l'aspetto ipocondriaco sta forse più nella eccessiva preoccupazione della salute che non nella paura di avere qualche malattia mortale.

Anonimo ha detto...

ho letto questo articolo però ho notato che si dà importanza alla sola logica e questo per i nostri studi sull'emotività mi sembra riduttivo.
Il nostro "ragionamento" dipende dalla nostra percezione emotiva degli eventi passati (esperienze) che poi ci porta alle distorsioni cognitive questo è spiegato molto bene dalla P.N.L.e dalla psicologia Analogica di Benemeglio "CONVINZIONI e CREDENZE" è un valido aiuto per capire il perchè dei pensieri "distorti" NON logici (ANAlogici)
Catia

F. - ha detto...

L'articolo si chiama "pillole di auto-aiuto" non ha né la pretesa di una psicoterapia, in cui si "lavora" proprio come dici tu e non solo nè l'esaustività di spiegare il modello Cognitivo e Comportamentale. L'ho scritto come se fosse un Moment da prendere quando si ha mal di testa e nulla più ;-)
Tra l'altro l'approccio cognitivo e comportamentale contemporanea, che si basa su mole di ricerche e studi, ha da tempo cambiato il paradigma per cui bisogna "correggere il pensiero" e sostituire pensieri corretti/logici con altri scorretti/illogici.

Anonimo ha detto...

Ciao sono una donna affermata mi sento razionalmente molto fortunata per tutto quello che ho avuto ed ottenuto, ma spesso mi capita di arrabbiarmi in maniera assolutamente esagerata, chi mi circonda non capisce il motivo del mio urlare, io in quel momento e anche più tardi riesco a difendere le mie motivazioni ma ammetto di essere pervasa dalla rabbia in quei momenti, magari perché stiamo facendo tardi ad un appuntamento o siamo in ritardo rispetto ai progetti fatti. So di avere un problema ma non capisco la gravitá forse dovrei rivolermi a qualcuno ma chi, che disturbo è?

F. - ha detto...

Ciao.
Prima di parlare di uno specifico disturbo occorrerebbe almeno un colloquio clinico per approfondire l'argomento e per formulare una diagnosi differenziale.
In ogni caso, il disagio che riferisci evidenzia sicuramente un problema che interferisce col tuo funzionamento individuale e sociale. Per cui si può benissimo parlare di una difficoltà nella gestione della rabbia. La difficoltà di regolazione delle emozioni, e della rabbia in particolare, si osserva in diverse strutture di personalità e in alcuni disturbi. Non entro nel dettaglio per non indurre ad un fenomeno di etichettamento inopportuno. Non occorre, però, avere un disturbo psichiatrico per manifestare tale difficoltà. Apprendere una migliore e più funzionale regolazione della rabbia è possibile mediante un approccio cognitivo-comportamentale. Tale approccio è costituito da una serie di procedure terapeutiche che si sono dimostrate efficaci per aiutare le persone a migliorare la propria regolazione degli stati emotivi.