Ciò che ha scritto è quello che tutti i miei pazienti mi auguro apprendano in terapia per iniziare a vivere vite più serene e tranquille, senza sentirsi ostaggio del panico.
Molto ci sarebbe da dire sull'episodio descritto, ma voglio sottolinearne due elementi fondamentali:
- la capacità di rimanere nel presente riorientando la propria attenzione dai sintomi ansiosi a ciò che succede intorno a sé (astenendosi dal giudizio catastrofico circa le proprie sensazioni fisiche e le conseguenze sociali negative),
- la modificazione del proprio dialogo interno al fine di creare spiegazioni alternative alal prima conclusione catastrofica formulata, responsaile, in gran parte, dell'aumento e del persistere dell'ansia provata).
Grazie della testimonianza.
12 commenti:
Salve, volevo porre un quesito per capire meglio le tecniche comportamentali: nell'esempio sul "cosa fare durante un attacco di panico" si fa riferimento ad una persona che tutto sommato è seduta tranquillamente su una sedia ad un convegno. Ma se gli allarmi scattano durante un colloquio con una o più persone ... come fa il soggetto a concentrarsi sul presente e su quello che deve fare o pensare datosi che è coinvolto nel pieno di una discussione (soprattutto se con estranei) ? Grazie per l'attenzione
La ringrazio per la domanda interessante e soprattutto dai risvolti pratici.
Allora, sostanzialmente, è possibile attuare le stesse procedure terapeutiche.
In questo caso, "l'attenzione posta al presente" non andrebbe rivolta all'ambiente costituito dagli oggetti che ci circondano, ma orientata al compito presente in quel momento, ossia la conversazione.
Questo perchè è attraverso un riorientamento della propria attenzione verso l'esterno, il compito, che permette di disinnescare il pilota automatico dei pensieri centrati sulle sensazioni fisiche che alimentano l'ansia e il panico. Infatti, lo sviluppo del panico è dovuto essenzialmente alla troppa attenzione posta ai propri sintomi fisici e alle interpretazioni catastrofiche conseguenti.
Le difficoltà insorgono quando la persona non pensa, non vuole o non è disposta a riorientare la propria attenzione e i propri pensieri dal corpo al compito, perchè teme di non essere in grado di controllare l'ansia o di essere travolta dal panico se lo facesse. Ciò è però possibile epiù naturale di quanto si pensi. Con l'opportuna e adeguata pratica, la persona apprende a gestire il modo in cui pensa a sè, ai propri pensieri, alle proprie emozioni in maniera più distaccata, in modo tale da poter scegliere come pensare e comportarsi.
La ringrazio per la risposta che spero possa essermi d'aiuto. Recentemente ho avuto un attacco di panico (stando ai sintomi) e ovviamente come lei mi insegna, può sorgere la paura che si ripresenti (la paura della paura). In realtà credo di aver "capito" la non-pericolosità fisica dell'attacco in sè ma mi capita di percepire delle sensazioni fisiche (come meno di un'ora fa mentre lavoravo al computer) che fanno scattare una specie di tensione muscolare (o dei cali "energetici fisici ed emotivi") e un preallarme quasi mi segnalasse l'arrivo di qualcosa. Questo mi porta ad agitarmi e ad innervosirmi e il malessere permane per parecchio. A volte ricorro ad un calmante e pian piano torno a rilassarmi ma ovviamente è difficile distogliere la mente da certi pensieri. E' questo l'effetto dell'ansia ?
La ringrazio ancora per la cortesia.
E' proprio così, Dubbioso, quello è l'effetto dell'ansia.
Stato di allarme e vigilanza e tensione muscolare. Ora, come giustamente ha sottolineato, non è facile, ma cerchi di ricordare che è come se ci fosse un _falso_ allarme che si innesca, un pò come quelle di certe auto che suona solo pechè un colpo d'aria l'ha fatto scattare. Non c'è in realtà nessun ladro che sta rubando la macchina. La stessa cosa è bene che se lo ripeta più e più volte, bisogna insegnare al proprio cervello a riconoscere il falso allarme e a reagire come se nulla fosse, invece di metersi in moto per fuggire o attaccare un presunto pericolo che non sussiste.
Sarebbe opportuno imparare una qualche tecnica di rilassamento per dimunuire la tensione muscolare in questi frangenti, anche se non è indispensabile può essere assai utile.
Cerchi, meglio che può (non sia severo con se stesso, si ricordi è una questione di pratica ed esercizio), di accettare le sensazioni fastidiose che prova senza giudicarle pericolose, ma solo fastidiose e nulla più, le lasci venire, se ne andranno da sole, tanto più rapidamente, quanto più le lascia stare e si concentra sul suo lavoro al pc.
A presto
Grazie per la disponibilità, sempre più rara e preziosa di questi tempi. Dunque stato d'allarme, vigilanza e tensione muscolare sono i preavvisi di attacchi d'ansia e conseguentemente della possibilità di attacchi di panico. La cosa che ritengo difficile non è controllare il pensiero insegnando al cervello che non è nulla di così grave (me ne sto rendendo conto che è così) ma che effettivamente poi anche se dura pochi minuti, si ha come l'impressione (o è vero) che il fisico ne risenta come se ci si indebolisse in quel momento togliendoci la nostra normale energia per affrontare il lavoro che si sta facendo. io provo a respirare tranquillamente e pian piano il battito accelerato cala e torna normale ma un senso di malessere rimane. Bisogna vincere anche questo ? Di nuovo tanti ringraziamenti ... fa bene scambiare due parole con un esperto così preparato e disponibile. Saluti.
Volevo aggiungere, sperando di non approfittare troppo della sua disponibilità, che effettivamente si tende ad associare il sorgere dei "sintomi ansiosi" con il luogo in cui avvengono ma siccome non voglio cedere di fronte a queste problematiche le chiedo come si può, sapendo di doversi recare nel posto in questione, partire senza già aver preventivato un possibile "attacco" ovvero come riuscire a vincere a monte questo timore che rispetto ai precedenti esempi non è improvviso ma potenzialmente prevedibile ? Mille ringraziamenti.
E' possibile in entrambi i casi.
Occorre però intraprendere una terapia adeguata che si basi sulla procedura di "esposizione graduale" (in immaginazione e in vivo). Tale intervento terapeutico si basa sul concetto secondo il quale, venendo a contatto con la paura e reagendo in modo diverso ad essa (cioè non fuggendo o evitando, ma rimanendo nella situazione), “insegniamo” al nostro cervello a rompere l’associazione (il condizionamento) tra stato di disagio e situazione (ad es. paura di prendere l’auto) e gli insegniamo ad associare alla stessa situazione qualcosa di diverso: uno stato di rilassamento, calma e fiducia (cambiando così l’emozione che proviamo). Per esempio, con una costante pratica, cercando di aumentare la frequenza cardiaca con l’esercizio, o scatenando le sensazioni di testa leggera e i sintomi respiratori, o rimanendo nelle situazioni temute (come per esempio prendere il treno), è possibile imparare a non avere più paura di quei sintomi e a ridurli considerevolmente.
Va da sè che questa procedura, ache se sembra semplice, non lo è nella sua messa in pratica e necessita di un terapeuta esperto e specializzato nel suo impiego.
Grazie. Ho proprio di recente avuto un'esperienza del genere dovendo per lavoro seguire telefonicamente una persona per un problema tecnico e improvvisamente mi sono sentito assalire dalla paura come se stesse succedendo qualcosa di ingestibile, come se non fossi in grado di gestire il problema. L'istinto crescente era di scappare via ma, proprio grazie alle sue preziose indicazioni e nonostante in quel momento la mente e la concentrazione sembravano andare in tilt, mi sono detto "calma ... non sta succedendo nulla di irreparabile ... continua a fare il tuo lavoro come hai sempre fatto" e pian piano la tensione si è affievolita e sono riuscito completamente a portare a termine quello che stavo facendo. Devo dire che è stata molto dura in quel frangente ma la soddisfazione di non essere "fuggito" mi da morale. Spero possa essere d'aiuto anche per altri lettori.
Complimenti, continui così!
Se fosse d'accordo, metterei in un prossimo articolo le sua esperienza, così da renderla più visibile sul blog.
ciao io sono un ragazzo che l'ansia ormai è come una seconda anima che mi perseguita, ho certi attacchi assurdi l'ultima volta quasi epiletici da sentire il mio cervello liquefarsi (si diventare acqua, non scherzo e tutto il mio corpo paralizzarsi), ora non so come si possa uscire indenni da tale attacchi senza calmanti, però nei piccoli casi di attacchi ridotti, io li supero pensando a questa frase "infondo sto male e star male fa anche parte della nostra vita", penso che l'ansia sia un derivato dal nostro capriccio inconscio, di voler sempre stare bene, cioè in ogni istante stare al top delle nostre condizioni mentali e fisiche. Ma non capiamo che il nostro corpo ha dei limiti, il nostro corpo è bello perchè si stanca si incolfa si ammala, non si può sempre gioire o avere una salute mentale e fisica al 100%. Anche il male fa parte di noi, e se nel momento in cui stiamo male pensiamo che quei sintomi sono positivi, perchè NOSTRI vedrete che l'ansia diventerà a quel punto alleata, e sembra strano ma in quest atteggiamento vi sentirete più forti di quanto invece ansia non ne hai (avvolte lo faccio apposta a farmi salire un pò d'ansia :D), ve lo dice un ragazzo in cura che ormai l'ansia se le fatta amica. Solo cosi mi sembra di non averne ... o di trasformarla in ansia buona saluti e in bocca a lupo a tutti :P di cuoreee
Ricordatevi che non siamo Robot siamo belli per questo perchè se ci rompiamo ci aggiustiamo da soli :P
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